“DREAMERS” – Nardini Editore, Firenze 12 sognatori: oggi, Grazia Deledda

«Tre giorni è durato il viaggio che ha condotto me e il mio Palmiro da Roma a Stoccolma, e già dal treno, sempre seduta in quel vagone di coda, io sognavo: ero sveglia e sognavo».

“Dreamers”, 12 sognatori: oggi, Grazia Deledda

Grazia Deledda (Nuoro, 28 settembre 1871 – Roma, 15 agosto 1936), scrittrice, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1926. Seconda donna, dopo la svedese Selma Lagerlöf, a ottenere l’ambito riconoscimento, e prima italiana.

Grazia Deledda

Prima di scrivere questo sogno…

Prima di scrivere questo sogno mi sono “fatta un giro” (su Internet) a Ragnar Östbergs Plan 1, Municipio di Stoccolma, dove, nella Sala dei Concerti, ogni anno si tiene la Cerimonia di consegna dei Premi Nobel. Il 10 dicembre 1927 il riconoscimento per la letteratura viene conferito, per il 1926 (quell’anno non vinto da alcun candidato, causa mancanza di requisiti), alla nostra Grazia Deledda «per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano».

E ho anche studiato percorso e “mezzi” per arrivarci, a quel tempo, dall’Italia.

Municipio di Stoccolma
STOCKHOLM 2016-12-10Horace Engdahl håller tal till 2016 års Nobelpristagare i litteratur Bob Dylan i Konserthuset i Stockholm vid Nobelprisutdelningen på lördagen.Foto: Jessica Gow / TT / Kod 10070
Grazia Deledda da giovane
Veduta di Stoccolma antica
Veduta di Stoccolma oggi
Palmiro Madesani, Grazia Deledda, e i loro figli Franz e Sardus

A occhi aperti

Parliamo di quasi un secolo fa. Alla Deledda, accompagnata dal marito Palmiro Madesani, occorsero 3 giorni per raggiungere la Svezia, ma non ho permesso che lei si annoiasse…

(…) Tre giorni è durato il viaggio che ha condotto me e il mio Palmiro da Roma a Stoccolma, e già dal treno, sempre seduta in quel vagone di coda, io sognavo: ero sveglia e sognavo. A occhi aperti, mentre la precocissima sera invernale del Nord calava rapida e il lungo crepuscolo dorato confondeva il cielo, la terra e le cose; i muretti di sassi lungo gli orli dei prati e sui rilievi alle frontiere dei boschi rassomigliavano così tanto a quelle delle tancas della Sardegna che mi pareva di essere tornata indietro negli anni (…)

Di fronte al re

Grazia Deledda era una persona semplice, ella stessa si definiva “umile”, e trovarsi in quella sala, di fronte al re, ve la immaginate? Io, per porgervela nella maniera più realistica possibile, ho cercato nei suoi scritti privati, il mio editore ha fatto arrivare dalla Sardegna una quantità infinita di libri e lettere altrove introvabili, ho studiato studiato studiato.

Affinché lei potesse dirci così.

Ho percorso lentamente lo spazio che mi separava dal podio, poi salendovi, io, così piccola da arrivare appena al gomito del re, a ricevere il premio più grande, l’altissimo onore che il mio modesto nome è riuscito a concedere all’Italia, ringraziando con brevi parole perché non mi è facile ottenere d’esser brava coi discorsi, e un applauso lungo, il più lungo m’è parso, ad accompagnarmi, dopo (…)

Grazia Deledda, prima italiana a vincere il Nobel per la letteratura
Grazia Deledda chiamata alla consegna
Grazia Deledda alla consegna del Nobel
Grazia Deledda e le 18 nomination prima della consegna del premio

(…) Ero riuscita a sollevare e tenere alto il nome della terra dove il fato ha voluto io nascessi, proprio nel suo cuore, quello di una regione così mal conosciuta e denigrata al di là dei suoi malinconici mari, nelle terre civili. Adoro l’arte e adoro s’aranzada (…),

Adoro l’arte e adoro “s’aranzada”. Cosa sarà mai, questa s’aranzada? E perchè la Deledda la cita?

“S’aranzada”

Studiando, naturalmente, sono venute fuori tante cose. Anche “s’aranzada”, a me assolutamente sconosciuta.

E in quella sala, dove faceva un gran caldo, dove si parlava una lingua straniera, incomprensibile, dove c’era da aspettare, si poteva ancora sognare. Come sul treno, a occhi aperti. E stavolta ci stava bene qualcosa di goloso, poi diventato il titolo.

(…) Solo a quel punto, col mestolo ancora in mano, mi sono girata a guardare veramente. Intorno al tavolo, dalle mie sorelle apparecchiato col servizio di Fiandra, quello di raso bianco intessuto di strabilianti garofani e col bordo ricamato, servizio che si usava solo nelle grandi occasioni, stavano sedute Sibilla Aleramo, Eleonora Duse, Maria Montessori e Matilde Serao. Con loro discutevano Giovanni Verga, Antonio Fogazzaro e Luigi Pirandello. Lo so, la Duse, la Serao, il Verga e il Fogazzaro non ci sono più, ma nel mio sogno c’erano, ancora forti come li ricordo (…).

(…) Li avevo tutti con me, nella mia Sardegna, dopo i salotti romani, e provavo uno strano orgoglio. Sceglievo una a una le foglie dell’albero d’arancio raccolte dalla nonnina e, aiutandomi col cucchiaio, prendevo un pezzetto del dolce e lo disponevo sopra quella profumata lamella d’intenso verde. Nanna, domestica nella nostra casa da tantissimi anni, serviva gli ospiti (…)

(…) «S’aranzada» ha detto senza un sorriso quando tutti gli ospiti hanno avuto tra le mani il pasticcino.

«L’aranciata» ho tradotto. «È un dolce del nuorese e della Gallura, preparato in occasioni eccezionali quali matrimoni e battesimi(…) Lo si accompagna col vino dolce o una vernaccia di Oristano».

S’aranzada
Uva vernaccia di Oristano

Un sogno affollato

Sibilla Aleramo, Eleonora Duse, Maria Montessori, Matilde Serao, Giovanni Verga, Antonio Fogazzaro e Luigi Pirandello. Un sogno affollato di ospiti che certo non si limiteranno a mangiare s’aranzada.

Cosa faranno? Chi incontreranno? Dove li porterà la nostra Grazia nel suo sogno a occhi aperti?

Facile. Lei lo scriverà “per se stessa” – Il foglio è solo mio, come il sogno tra i sogni – ma noi siamo fortunati: lo troveremo in “Dreamers”!

Per leggere l’articolo sui “Dreamers” mariarosariaperilli.com/i-miei-libri/dreamers/

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