«Sta a noi fare che la via del sogno sia da potersi camminare. E tal quale lo vissi l’ho raccontato, perché era esso stesso, mano a mano, a dettarmi le parole e a crearmi la scena, e mi portava avanti, avanti».

“Dreamers”, 12 sognatori: oggi, Luigi Pirandello
Luigi Pirandello (Agrigento, 28 giugno 1867 – Roma, 10 dicembre 1936), drammaturgo fra i più importanti del XX secolo, scrittore e poeta, Premio Nobel per la letteratura nel 1934.

Prima di scrivere questo sogno…
Prima di scrivere questo sogno ho ripreso in mano “Tutto il teatro” (ci sono anche andata, a teatro) di Pirandello (3 volumi) e ne ho osservato con attenzione la struttura. Sin dall’inizio ero convinta che il grande drammaturgo, proprio perchè tale, avrebbe creato una “traduzione” del suo sogno – fatto quando la stanza era già stenebrata della prime luci dell’aurora – realizzando con lo stesso un’opera da palcoscenico.





Una “novissima” idea
Facile a dirsi, meno che a farsi (per me). Però “ci” siamo riusciti. Con tanto di prefazione, per fedeltà di stile.
Se fosse fattibile (e non lo sarà, purtroppo), in seguito, essere interrogato sul come m’è giunta l’idea di quest’opera, potrei tranquillamente (e sinceramente) rispondere: «Sta a noi fare che la via del sogno sia da potersi camminare. E tal quale lo vissi l’ho raccontato, perché era esso stesso, mano a mano, a dettarmi le parole e a crearmi la scena, e mi portava avanti, avanti».
(…) e stamani, dopo il necessario riposo, ricostituito nelle forze mi son levato di letto dicendomi: “Oh, perché non scrivere questa novissima idea?”








“Sei personaggi” che hanno già trovato “gli autori”
Roma, luglio 1936. Nel sogno del Maestro compaiono “sei personaggi”, i quali, a differenza dei precedenti, hanno già trovato l’aut… pardon, “gli autori” di questo Atto Unico. Gli autori “siamo io e Pirandello”, ma l’ultimo è anche personaggio/attore, insieme a “il Conte di Calafuria, l’Uomo dai capelli folti, Antonietta, Lietta e Marta”.
Cominciamo con l’ambientazione.
Castagneto di Pian della Britta, a Soriano del Cimino.
(…) Siamo nel bosco, fitto di alberi rigogliosi (…). Due tronchi, abbastanza vicini gli uni agli altri, sono tagliati in maniera da sembrare sedie, con l’alte spalliere; (…)
(…) Al levarsi della tela, vedranno gli spettatori l’Uomo dai capelli folti, seduto su uno dei tronchi tagliati, intento alla lettura del “Corriere della Sera”. Questo, aperto su entrambi i lati e tenuto con le braccia sollevate, gli nasconderà il volto. Alla sua destra, seduto sull’altro tronco e comodamente abbandonato alla spalliera, il Conte di Calafuria. Ha un’aria gentile, di giovane colto; (…)
Le primissime battute
IL CONTE DI CALAFURIA È da un po’ di tempo che l’osservo. È così preso dalla lettura… m’incuriosice, sa? Devono esservi riportate, su quel giornale, notizie davvero interessanti!
L’UOMO DAI CAPELLI FOLTI (senza abbassare il giornale) Oh! Notizie interessanti, dice? Le solite! Le solite! Le solite apprensioni, la politica… Il Duce!
IL CONTE DI CALAFURIA (infervorandosi) Il Duce? Quell’individuo dalla ruvida e grossolana stoffa umana, fatto per comandare con disprezzo gente mediocre e volgare, capace di tutto e incapace di scrupoli! Oh, l’indicazione che diede a un mio amico… Ecco, questo mio amico gli parlava delle sue pene d’amore e il Duce, il Duce qual consiglio fu capace d’offrire? Ascolti, ascolti: «Carissimo, quando si ama una donna, non si fanno tanti complimenti, la si butta su un divano». Zotico! Zotico! (…)
Da qui si va avanti per un po’, toccando diversi argomenti. E, a un certo punto, il sogno si arricchisce di protagonisti.




Antonietta, Lietta, Marta e Luigi Pirandello
Nella rappresentazione troviamo infatti anche le tre donne più importanti nella vita di Pirandello: sua moglie Antonietta Portulano, la loro figlia Rosalia, detta Lietta, e Marta Abba, l’attrice di cui il drammaturgo si innamorò perdutamente (non ricambiato) e che diventò la sua Musa ispiratrice.
A voi l’ingresso di Lietta e Marta
(…) Verrà interrotto da un rumore. Si girerà; vedrà muoversi due donne, nascoste dietro gli alberi. Gli andranno incontro; una è Lietta. Ha un baschetto che la fa apparire una signora d’aspetto modesto, la borsa stretta al petto con entrambe le mani, lo sguardo di chi esprime incredulità mista ad ira. L’altra, Marta, vestita con squisita eleganza, è giovane e di meravigliosa bellezza: capelli rossi, occhi lunghi, lucenti. Entrambe le donne si fermeranno accanto a lui (…).
Ancora dialoghi. Poi, Antonietta.
(…) A questo punto andrà verso l’albero dove è nascosta Antonietta, la prenderà delicatamente per un braccio e l’accompagnerà al centro della scena (…)
Si fermeranno accanto a lui.
La prenderà per un braccio.
Accanto a chi si fermano Lietta e Marta e chi prenderà per mano Antonietta non è chiaro. Potrebbe essere il conte di Calafuria, o l’uomo dai capelli folti, o forse… Luigi Pirandello che finora non abbiamo incontrato.






“Il portatore di fuoco”
Preferisco lasciare dubbia l’identità della figura in oggetto (non ho riportato i dialoghi perchè troppo rivelatori), ma vi dico che ha a che fare col “greco”, con un “cognome” e col titolo di questa pièce che è “Il portatore di fuoco”. Un ulteriore personaggio? No, sei sono e sei restano. Bisogna però vedere come si muoveranno, cosa diranno e cosa faranno. Anche dove andranno e, se dovessero poi ritornare, come ritorneranno.
Lo so, posto così sembra un “gioco delle parti”, invece vi troverete davanti a un’estrema profondità di pensiero, una filosofia.
Comunque sia, una bella lettura di Pirandello in “Dreamers” spiegherà tutto, compresa la motivazione della mancata rappresentazione “postuma” dell’opera, come, inizialmente almeno, era nelle ferme intenzioni dell’autore.
(…) Bisogna adesso intendere – e organizzare in tutto – il modo di portare sul palcoscenico quest’opera; coordinarla per un mio “post mortem” (…).
Qualcosa deve essere successo e a qualcuno deve averlo detto.
Allora… via! E non col vento, ma con “Dreamers”!
Per leggere l’articolo sui “Dreamers” mariarosariaperilli.com/i-miei-libri/dreamers/
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