«Benché pochissimo prema ad ognuno de’ fatti miei, non voglia dire che a me non piaccia meno di parteciparli agli altri. A confermazione di ciò pongo qui, per isvagamento del lettore, il sogno che feci questo dì».

“Dreamers”, 12 sognatori: oggi, Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi (Recanati, 29 giugno 1798 – Napoli, 14 giugno 1937), il maggior poeta – ma anche filologo, scrittore e filosofo – dell’800 italiano e una delle più importanti figure della letteratura mondiale.

Prima di scrivere questo sogno…
Prima di scrivere questo sogno ho fatto una passeggiata sui luoghi dell’ultimo “soggiorno fiorentino” (1832-1833) del grande poeta: la casa in via Verdi (al tempo via del Fosso), dove era ospite delle sorelle Busdraghi, il salotto letterario della Fanny Targioni Tozzetti lì a pochi passi, al n° 85 di via Ghibellina.






Un foglio di carta da lettera
Attraverso quelle finestre, l’ho visto alla scrivania.
1° settembre 1833, l’ultimo giorno qui, prima della partenza per Napoli, dove morirà. Leopardi ha davanti a sé un foglio di carta da lettera. Deve scrivere al padre e invece decide di raccontare il suo sogno. Mi sono seduta accanto a lui…
(…) scrivo sulla carta, d’inizio, com’io diceva, destinata a una lettera per mio padre; ma è avvenuto in me una sorta di cangiamento improvviso e benché pochissimo prema ad ognuno de’ fatti miei, non voglia dire che a me non piaccia meno di parteciparli agli altri. A confermazione di ciò pongo qui, per isvagamento del lettore, il sogno che feci questo dì (…)
Capita a tutti di cambiare idea all’improvviso e “Leopardi pensa a noi lettori”, ci vuole “isvagare” narrando questa storia.
Fanny Targioni Tozzetti
Moglie di Antonio Targioni Tozzetti, medico e naturalista, e madre di tre figlie, Fanny era una donna avvenente, spigliata, animatrice di uno dei salotti letterari più frequentati di Firenze.
Alessandro Poerio la presenta a Leopardi nel maggio 1830 (terzo soggiorno fiorentino) e in lui si accende una passione incontrollabile. L’amore non corrisposto per la donna gli ispirerà alcuni dei suoi Canti più belli, noti con la denominazione “ciclo di Aspasia”.


Felicità e una punta di eros…
I sogni son “sogni” proprio perchè escono dal reale. E Leopardi, nel suo, era affascinante, sano. Indossava un bel vestito azzurro e passeggiava per la città, fra il Duomo e i Lungarni.


In quell’aspetto insolito, piacevo grandemente, ci dice. E coglie al volo l’occasione.
(…) Ma nel sogno tutto parea ed era, sì, era così nuovo e quasi corsi, adunque, e giunto alla metà della via Ghibellina, davanti al palazzo Targioni Tozzetti, riguardando per entro la finestra d’una stanza trovai Fanny che mi sorrideva e m’invitava come mai m’ha sorriso e invitato, ne’ suoi riccioli castagni, il volto angelico, leggiadra e cortese (…).
(…) Sin sui primi momenti m’avvidi, dal suo scrutarmi con altra benignità, dal modo ch’essa aveva di lodarmi e mirarmi, senza la solita verecondia e riserbo, benché ancora costumata, che quanto sinora solo isperato poteva oggi divenir vero, così m’avvicinavo e la stringevo al petto e poi le rendevo mille e milioni di baci; piano la ispogliavo e la vedevo ardere, infiammarsi nel mio seguitar di ismanioso affetto, e vi aggiungo le parole dell’allettamento amoroso, da lei proferite e da me udite con gli orecchi del cuore e del corpo: «Anima mia, ti dico che t’amo quanto si può amare in questa vita, e che ogni giorno, ogni ora ti sospiro. Vivo per te; sola ed unica speranza» (…).
Felicità allo stato puro – io l’ho sentita con lui – e un’inaspettata punta di eros: Fanny tra le sue braccia, finalmente, cedevole e innamorata.
Blocco qua l’estratto e faccio un salto avanti.
Da Firenze a Recanati
La cosa simpatica dei sogni è la loro capacità di “spostarci” da un luogo all’altro nel tempo di un “amen”. A Leopardi succede proprio questo: mentre è con la sua amata (chissà a fare cosa…) gli accade di trovarsi improvvisamente a Recanati, al Palazzo Leopardi, a vivere una situazione disperata.
Ve ne lascio un pezzettino.
(…) tutto lagrime alle guance e ancor menato in terra, spasimava dal dolore e dal gelo e dallo scherno e volevo sollevarmi (…) ma non vi riuscivo; sentivo d’aver inteso bene ma volevo intendere ancora, (…) e al tempo stesso gittarmi a precipitazione dalle scale, in maniera ch’io davvero finissi, m’agghiacciassi nella morte. «Dee finir», in fatti mi dissi a voce alta, «dee finir». E mi gittai (…).
Si butta di sotto. Adesso potrebbe svegliarsi, o forse no, continuare a sognare. Restano allora da scoprire due cose. Anzi tre. Come finisce con Fanny, come finisce l’intero sogno e come sarà il risveglio del Maestro.



“Germogliato dal ventre dell’oblio”
Quello di Leopardi, a causa del linguaggio, è stato uno dei sogni più difficili da scrivere. Facile invece è stato trovare il titolo: “Germogliato dal ventre dell’oblio”. Per lui, non riuscivo a immaginare diverso lo spazio che gli si presenta avanti nel giorno nuovo, dopo aver sognato tante cose, persone, luoghi. Dopo la gioia, e il dolore.
Un Leopardi che “ho scavato nel fondo” e la cui notte sarà possibile percorrere, soddisfacendo così anche le curiosità rimaste in sospeso, solo leggendo “Dreamers”.
Per leggere l’articolo sui “Dreamers” mariarosariaperilli.com/i-miei-libri/dreamers/
Per leggere l’articolo su Agatha Christie mariarosariaperilli.com/2022/06/23/dreamers-nardini-editore-firenze-12-sognatori-oggi-agatha-christie/
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