“Nuda in tacchi” – Nardini Editore: la recensione del professor Giovanni Di Girolamo

Giovanni Di Girolamo, Maria Rosaria Perilli, Anna Bonnanzio, Elisabetta Freddi
Anna Bonnanzio, Fulvia Marconi, Giovanni Di Girolamo, Maria Rosaria Perilli, Marinella Paoletti.

https://www.amazon.it/s?k=nuda+in+tacchi&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&ref=nb_sb_noss_2

https://www.nardinieditore.it/tag-prodotto/nuda/

La singolarità del libro

Come recita il sottotitolo, sono 44 poesie – tutti “sonetti” e ciascuno diverso l’uno dall’altro (di cui parleremo in seguito) – con una tematica singolare, che noi definiremmo anche unica: “poesia erotica femminile”.

Ecco, sì, la singolarità di questo libro – oltre, o in aggiunta alla sua indiscutibile qualità letteraria, per la quale noi prevediamo un posto indelebile nella Storia della Letteratura Italiana (e ne spiegheremo appresso le ragioni) – è nella sua tematica, che è abbondante e variegata negli autori di sesso maschile, è invece rarissima, per non dire del tutto assente, almeno fino a qualche decennio fa, in quello di sesso femminile.

Esposizione libri
Con Claudio Aita – Nardini Editore
Nuda in tacchi
Con Ennio Bazzoni – Nardini Editore

Esplosione dell’erotismo al femminile in narrativa

Questo per quanto concerne la “poesia”: perché in “narrativa”, specie nella seconda metà del Novecento, abbiamo avuto una vera e propria esplosione dell’erotismo al femminile. Ma già alla fine dell’Ottocento abbiamo avuto le prime avvisaglie, per quanto trattasi, più che di un erotismo patinato, diremmo più di una “sensualità” soffusa, con la scrittrice francese Colette (pseudonimo di Sidonie-Gabrielle Colette, 1873-1954), artista poliedrica, estroversa ed anticonformista, sia negli scritti che nella vita, dove nella sua attività di attrice non disdegnava di esibirsi nuda in scena. Notissima e quanto mai apprezzata in Francia anche dal mondo politico e civile, alla sua morte furono addirittura celebrati i funerali di Stato. Il suo primo romanzo Claudine a scuola – scritto nel 1889, ma che rivisto, rimaneggiato e abbastanza anche depurato dall’eccessivo “erotismo”, venne pubblicato solo nel 1900 – fu un best-seller, tanto che seguirono altri tre romanzi della serie di “Claudine”: Claudine a Parigi (1901), Claudine sposata (1902), Claudine se ne va (1903), dando praticamente inizio alle serie di romanzi ad episodi delle varie Emmanuelle e delle recentissime “sfumature” di grigio, di nero, di rosso.

Sempre relativamente all’erotismo narrativo al femminile, nella prima metà del Novecento appare un’altra scrittrice Anaïs Nin (all’anagrafe Angela Anaïs Juana Antolina Rosa Edelmira Nin y Culmell (Parigi, 1903 – Los Angeles, 1977) – nata in Francia, ma vissuta prevalentemente negli Stati Uniti – che, influenzata dallo scrittore Henry Miller (autore dei celeberrimi Tropico del Cancro e Tropico del Capricorno), con la cui moglie, June Mansfield, la Nin intreccerà anche una relazione lesbica, a partire dal 1932 inizierà a pubblicare racconti erotici, destando scandalo nell’ambiente letterario. è del 1936 il suo primo romanzo erotico, House of Incest (La casa dell’incesto). Ma il suo romanzo più noto è Il delta di Venere, del 1966, best-seller mondiale.

Intanto, sempre in Francia apparvero altri celeberrimi romanzi, sempre a tematica “erotica”, tuttavia molto trasgressiva (dove, tuttavia, il “masochismo” e il “sadismo” costituivano i principali ingredienti): Histoire d’O, pubblicato nel 1954 con il nome di Pauline Réage, ma in effetti opera della scrittrice Dominique Aury (pseudonimo di Dominique Desclos, 1907-1999); Emmanuelle, pubblicato nel 1967 da Emmanuelle Arsan, pseudonimo di Marayat Rollet-Andriane (Bangkok, 1932 – Chantelouve, 2005).

Del 1973 esce nelle librerie di tutto il mondo Paura di volare, di Erika Jong (New York, 1942), altro best-seller di narrativa erotica al femminile.

In questa rassegna non possiamo certamente dimenticare Le età di Lulù, di Almudena Grandes (Madrid, 1960), altro best-seller mondiale, dal quale il regista Bigas Luna trasse l’omonimo film, anche questo confortato da grande successo.

In questo panorama di narrativa erotica al femminile si inseriscono anche due giovanissime scrittrici siciliane: Lara Cardella (Licata, 1969), che nel 1989 pubblica il romanzo Volevo i pantaloni, con la versione cinematografica di Maurizio Ponzi; Melissa P. (al secolo Melissa Panarello: Catania, 1985), che nel 2003 pubblica 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire, romanzo molto trasgressivo (per quanto a nostro parere anche molto ingenuo), dal quale è stato tratto l’omonimo film di Luca Guadagnino, tuttavia disconosciuto dall’autrice.

E in poesia?

Questo in narrativa; e in poesia? L’erotismo al femminile è pressoché del tutto assente, perlomeno in Italia (ma anche nel resto del mondo, per quanto a noi è dato di sapere), non è che abbiamo che abbiamo una ricca fioritura di poetesse, che si siano cimentate nella poesia erotica, fatta eccezione per qualche estemporanea sortita nella seconda metà del Novecento. Come ad esempio, Alda Merini (1931-2009), che in una poesia scriveva: “Il suo sperma bevuto dalle mie labbra / era la comunione con la terra. / Bevevo con la mia magnifica / esultanza / guardando suoi occhi neri / che fuggivano come gazzelle. / E mai coltre fu più calda e lontana / e mai fu più feroce / il piacere dentro la carne. /…/ [Alda Merini, Clinica dell’abbandono]. O della spagnola Ana Rossetti, al secolo Ana Bueno de la Peña (San Fernando, 1950), che a sua volta scriveva: “Fiori, frammenti del tuo corpo; / a me reclamo la sua linfa. / Stringo tra le mie labbra / la lacerante verga del gladiolo. / Cucirei limoni al tuo torso, / le sue durissime punte nelle mie dita / come alti capezzoli di ragazza. / La mia lingua già conosce le più morbide strie del tuo orecchio / ed è una conchiglia. / Essa sa del tuo latte adolescente, / ed odora delle tue cosce. / Nelle mie cosce contengo i petali bagnati / dei fiori. Sono fiori frammenti del tuo corpo”. [A. Rosetti, Il giardino delle tue delizie].

Lo stesso dicasi di Patrizia Valduga (Castefranco Veneto, 1953) – che potrebbe di fatto essere definita la poetessa erotica per eccellenza, quantomeno per l’epoca moderna – quando scriveva: “Vieni, entra e coglimi, saggiami provami / comprimimi discioglimi tormentami / infiammami programmami rinnovami. / … / Addormentami e ancora entra riprovami. / Incoronami. Eternami. Inargentami”.

Ma siamo, comunque, a un “erotismo” simbolistico e immaginifico, patinato nelle espressioni e negli stessi termini. Cosa che, forse, non avrebbe fatto la Contessa de Dia (Beatriz de Dia: Montélimar, 1140 – Provenza, 1202) se fosse vissuta nei tempi moderni, anziché nel XII-XIII sec. si sarebbe limitata a scrivere questi versi: “Estat ai en greu cossirier / per un cavallier qu’ai agut, / e voill sia totz temps saubut / cum eu l’ai amat a sobrier; / … / Sapchatz, gran talan n’auria / que.us tengues en luoc del marit, / ab so que m’aguessetz plevit / de far tot so qu’eu volria. (Trad.: “Sono stata in grave angoscia / per un cavaliere che ho avuto, / e voglio che per sempre sia risaputo / come l’ho amato a dismisura; / … / Sappiate, avrei gran desiderio / di avervi al posto del marito, / con la condizione che mi concedeste / di far tutto ciò ch’io volessi”.

Nuda in tacchi

Cosa che non fa Maria Rosaria Perilli, dove l’erotismo è privo di fronzoli o reticenze espressive, specie quando ad esempio scrive: “E carne io, della tua carne piena” [Nuda in tacchi]; “… e la conchiglia / nei profondi percorsa a miglia a miglia / e carne dentro carne insieme invola” [Gli vo’ accanto]; oppure: “ Forse in un prato, e il vento tra le chiome / e te in me tutto, a ridonarmi vita” [Vedo di lui dormire]; o ancora: “Tendi profondo e ti ritiri lieve / come remo che batte alla corrente. / Io sono tutta un’onda che riceve, // poi risale, così. Tonda e vincente. / Vai a sfilarti. In me t’eri perduto. / La bocca in un saluto ardente. E muto”. [Ma alla porta], in cui si manifesta impetuoso l’erotismo, ma pura e debordante è anche la poesia.

E che dire di questi versi, in cui l’autrice riesce a miscelare in felice sintesi erotismo ed ironia: “O Signor! Mi trovo sposa! / Lui che guarda e dice: «Bella!» / Ma non sa che in giù la rosa / non è più d’una pulzella”. [O Signor!]?… O quando la trasgressione si fa ancora più accentuata, senza tuttavia mai scivolare nel disgusto o nella banalità, come in questi versi: “La notte più s’avanza, mi fa audace / e tu sconfini d’occhi e muovi inquieto // su questa pelle mia che non ti tace, / che angoscia la distanza, che è un roseto. / Spine e velluto. E tale anche fugace. / Mi osservi mentre annullo ogni divieto, // mi sfioro dappertutto, e tu contratto. / Una moderna Origine del mondo (1). / Aperta liscia. Altri quadri allo sfondo, // tu che non vedi, fisso al centro tondo. / Vagheggi il navigare in questo anfratto, / sudarmi ancora nel letto disfatto”. [Voglio sedurti ognora]?…

Come si evidenzia da queste citazioni, l’erotismo poetico di Maria Rosaria Perilli, lungi dalla patinatura sfuggente e pudica delle altre autrici, qui è forte e naturale allo stesso tempo, ma soprattutto non si abbassa mai al livello della trasgressione verbale e crudezza terminologica, tipica degli autori maschi, tipo l’Aretino, Giuseppe Gioacchino Belli, Giorgio Baffo, Niccolò Franco, ecc. è come se in lei ci fosse una barriera ideale, che le impedisce di andare oltre una forma che si potrebbe definire disgustosa o irriverente all’altrui sensibilità, pur non mancando di riferimenti trasgressivi molto accentuati.

Ma ciò che maggiormente caratterizza questo libro, e questi versi, è la “poesia” che si effonde con energica propulsione, anche in relazione allo stile di cui l’autrice fa uso. Infatti, l’opera si compone di 44 “sonetti”, ma ciascuno differente l’uno dall’altro, rispolverando finanche formati in totale disuso e lontanissimi nel tempo – come ad esempio, oltre al sonetto classico: quello “minore”, rinterzato, ritornellato semplice, doppio e quadruplo, leporeambo, acrostico, marotique, con rime al mezzo, shakesperiano, tronco in rima e consonanza, ecc. – fino a quelli modernissimi (italiano-elisabettiano, sdrucciolo, a tre rime, doppio speculare, ecc.).

E qui si dimostra anche la stupefacente capacità dell’autrice nella composizione del verso, nella giusta collocazione degli accenti, nella costruzione delle strofe e delle rime, con annesse all’occasione di assonanze, consonanze, rime infraverso, nonché nella ricerca certosina e precisa di stili e formati inusuali, taluni quasi del tutto sconosciuti, perfino agli esperti di metrica (come il sottoscritto).

In sintesi, ecco perché noi riteniamo che questo libro avrà un posto nella Storia della Letteratura Italiana: perché è unico; perché mai nessun’altra donna ha saputo trattare l’erotismo in poesia con questa forza e questa capacità, senza peraltro mai scendere alla banale e repulsiva oscenità; perché l’autrice ha dimostrato di possedere una padronanza e una capacità stilistica al di fuori del comune; perché, pur con una tematica così particolare e complessa, l’opera presenta lampi di autentica ed indiscutibile “poesia”; perché la lettura stessa è quanto mai gradevole, senza pause di noia o di stanchezza.

Insomma, un capolavoro.

Teramo, 2 novembre 2021

Giovanni Di Girolamo

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: