8° Firenze FilmCorti Festival: Interviste alle Giurie di selezione (sez. Fiction)

Rive Gauche – Film e Critica

Magazine di Cinema e Arte

Rive Gauche – Festival Festival, Film corti

Interviste a cura di Maria Rosaria Perilli

Sei giurati parlano della loro esperienza di giudici di cento fim ciascuno

Per garantire la massima trasparenza e la migliore efficienza della conduzione relativa alle procedure di ammissione alla fase finale delle opere in concorso pervenute, l’8° Firenze FilmCorti Festival ha indetto un bando per la formazione di giurie di preselezione. La scelta dei componenti, operata dalla commissione organizzatrice del Festival, non è stata semplice: hanno partecipato in tantissimi e tutte persone altamente competenti, in possesso di curriculum ricchissimi quanto accattivanti. Quindi oggi si parte col primo di una serie di articoli mirati proprio a presentarvi chi fa il “lavoro duro”, ascoltare la voce di chi, sezione per sezione, è stato chiamato a designare i film destinati al passaggio definitivo, ossia la valutazione della giuria finale, quella che assegnerà i premi, presieduta dall’attrice, scrittrice e regista Emanuela Mascherini.

Due appassionati del nostro Festival:
Ennio Bazzoni e Antonio Martuscello

Siccome un’intervista fatta da Rive Gauche ci era sembrata banale (e noi detestiamo la banalità) abbiamo voluto coinvolgere in  questi incontri alcuni degli affezionati al nostro Festival, spettatori che ci seguono sin dalla prima edizione, chiedendo loro di rivolgere ai giurati di preselezione una domanda adatta a farci entrare nel mondo dei concorsi cinematografici – sezione “Fiction”, nello specifico – visto con l’occhio della responsabilità decisionale. E sono allora con noi Ennio Bazzoni, direttore editoriale della Nardini editore di Firenze, e Antonio Martuscello, dirigente di RFI – Rete Ferroviaria Italiana, entrambi grandi appassionati di cinema e contentissimi di essere soddisfatti nelle loro curiosità.

Le domande dei nostri appassionati:

Ennio Bazzoni: «Credete che il film “corto” debba mutuare l’uso delle tecniche di regia, ambientazioni ed eventuale recitazione dal cinema “grande” e dai film per la TV oppure possa o debba avere un linguaggio suo, proprie modalità espressive, uso dedicato della recitazione? E nel giudizio sul singolo film, vi influenzano le eventuali specificità di tale mezzo?»
Antonio Martuscello: «Nella valutazione dei “corti” in concorso si dà sicuramente, e giustamente, grande importanza alla parte, diciamo così, “tecnica” (qualità delle immagini, dialoghi, ecc). Ma i film seguono anche una tematica, affrontano argomenti specifici, insomma lanciano un messaggio, artistico sì, ma soprattutto sociale (e Rive Gauche è sempre molto attenta a questo aspetto) e mi piacerebbe per l’appunto sapere quanto e come detto “messaggio” incide nel vostro giudizio complessivo».

Risponde Stefano Macrillò (1)

«Vedi Ennio, io credo che l’uso delle tecniche di regia, mutuate dal lungometraggio o meno, siano una scelta creativa del regista. Secondo me, ogni singolo film è un’opera coerente che risponde solo alla creatività dell’autore, attivando giudizi ma senza pregiudizi, ad esempio di forma. A te, Antonio, dico che a mio avviso il messaggio è senza dubbio uno dei parametri principali di valutazione. Al tempo stesso i segni espressi dal film, come ad esempio i contenuti sociali, si rivelano in un contesto che deve essere ben integrato e amalgamato con tutti gli altri aspetti. »

Ecco Marta Mancino (2)

«Alla domanda di Ennio rispondo che, personalmente, mi pongo a metà tra l’utilizzo e il distacco delle tecniche dei lungometraggi nei cortometraggi. In proposito, affermativo vedo che molti cortometraggi hanno già acquisito tecniche di ripresa e narrative dei lungometraggi, basti pensare alla divisione in generi tipica del cinema anni ’50. In negativo, nel cinema “breve” vi è più spazio per la sperimentazione, che apprezzo nel mio giudizio. E adesso Antonio. Il messaggio sociale di un cortometraggio incide in maniera importante sul mio giudizio totale delle opere filmiche sopra citate a seconda dell’intensità “del come” viene trattato un argomento. Si tratta di una mia sensibilità  forte a tematiche come violenza di ogni tipologia, guerre, terrorismo e malattie purtroppo ancora incurabili».

E veniamo a Donatello Cirone (3)

«Ennio, credo che il corto debba muoversi all’interno di una propria cornice strutturale, tecnica e artistica. Il corto, per me, è come una poesia: un bagliore di luce, in una stanza buia​, colto in un istante cristallizzato. Antonio, io tendo a prediligere il messaggio che evoca emozione, pur considerando che le qualità tecniche sono imprescindibili per la realizzazione di un buon corto. Ciò perché dipingere l’emozione resta, a mio giudizio, l’aspetto più difficile da mostrare su “pellicola” rispetto al mero esercizio della téchne che, in mancanza di emozione, potrebbe risultare fine a se stesso».

Fabiana Miccio (4)

«Sai, Ennio, le basi e le tecniche di regia che costituiscono l’ABC del cinema “grande” devono assolutamente valere anche nel cortometraggio.  Il cortometraggio è un po’ come un biglietto da visita, bisogna riuscire a presentarsi per ciò che si è e farlo in un minutaggio limitato. Nel giudizio sul singolo film, mi influenzano tutte le specificità presenti e ovviamente queste incidono positivamente sulla valutazione. Per quanto riguarda invece la tua domanda, Antonio, penso che il cinema sia un potentissimo mezzo di comunicazione, ragion per cui sono convinta che il messaggio di un cortometraggio sia di fondamentale importanza. Un film nasce da un’idea che deve riuscire ad arrivare allo spettatore ».

Ora Lorenzo Petrognani (5)

«Io invece comincio da te, Antonio, perché voglio sottolineare come un cortometraggio privo di un messaggio, o esile da questo punto di vista, difficilmente potrà ricevere una buona votazione, anche se tecnicamente impeccabile. Ennio, il cinema alle sue origini nasce proprio nella forma del cortometraggio e la grammatica del cinema, così come lo conosciamo oggi, ha suoi fondamenti proprio nel formato breve. Il corto, così come il lungometraggio, ha l’aspirazione di far percepire allo spettatore la realtà.  la verità di quello che viene mostrato. Oggigiorno, grazie alla tecnologia sempre più accessibile, non è raro vedere affrontate nel cortometraggio ambientazioni e storie fino a pochi anni fa rilegate al solo piano del film di sala, così come le qualità degli autori si sono affinate a tal punto da rendere quasi nullo il paragone tra corto e lungometraggio».

Ecco, infine, Jan Trevisan (6)

«Seguo l’esempio di Lorenzo e comincio da te, Antonio, visto che il cinema è comunicazione, e quindi un film deve prima di tutto trasmettere un messaggio, un’idea, o un sentimento, ma è anche comunicazione visuale, e dunque la parte tecnica  è sicuramente fondamentale per riuscire a trasmettere il messaggio con efficacia. Tuttavia, ciò che a mio avviso qualifica un buon film è la forza con cui riesce a trasmettere un messaggio. Ennio, la sfida principale per un regista di corti è riuscire a trasportare in un tempo brevissimo gli spettatori nel mondo del suo film. Le tecniche e gli approcci comunicativi utilizzati dovranno quindi essere forzatamente diversi. Nel giudicare un film corto tengo sicuramente conto di questa specificità, proprio perché mi aspetto di vedere un prodotto comunicativo efficace, costruito da un regista sulla base della particolarità di questo formato».

Conclusioni

Siamo così giunti alla fine. Ringraziamo i giurati della sezione “Fiction” per il loro lavoro, per le belle parole usate nei nostri confronti e per aver aderito all’iniziativa con tanto entusiasmo. E ringraziamo Ennio Bazzoni e Antonio Martuscello, sempre presenti, affettuosi. A voi che ci state leggendo diamo appuntamento al prossimo articolo, dove conosceremo nuovi giurati e nuovi “intervistatori” e che avrà come tema i film “Innovativi e Sperimentali”.   

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