di Maria Rosaria Perilli


Quattro giurati parlano della loro esperienza di giudici di 100 film ciascuno
Vogliamo partire, in questo articolo, con le parole della regista, scrittrice e attrice Emanuela Mascherini presidente delle Giurie del Festival: «Nell’attuale edizione del concorso ho invitato i giurati ad attenersi alla valorizzazione di opere che parlassero “cinema” nel senso più essenziale del termine e che fossero destinate e pensate per la sala, che mai come in questo momento storico va tutelata. Per quanto riguarda le sceneggiature ho suggerito una forte attenzione, oltre alla qualità della scrittura per immagini, agli aspetti della sostenibilità, qualità e identità dello sguardo. Ci stiamo interrogando, inoltre, su cosa sia necessario e urgente esser raccontato in un periodo così complesso. Spero che il nostro tempo sia incubatore di innovazione, nel senso di trovare soluzioni nuove a problemi antichi. Ringrazio tutti i giurati e pre selezionatori per il loro prezioso lavoro».

Film innovativi e sperimentali.
È ben chiaro come esso sia un intervento determinante perché volto a illustrare le modalità di svolgimento delle valutazioni nel percorso di giurati e pre-selezionatori. E sono proprio questi ultimi, designati dal comitato organizzativo di Rive Gauche, a ricoprire un ruolo di elevata responsabilità, ossia operare le preferenze relative al passaggio dei film in concorso alla decisione definitiva. L’appuntamento di oggi vede protagonisti i giurati che stanno selezionando i film corti “Innovativi e Sperimentali”. Si tratta di un genere particolare, comprensivo di un’estesa varietà di stili di produzione.
I nostri due amici di oggi.


Le domande rivolte ai giudici.
Non semplice, dunque, esprimersi in un parere, ma saranno proprio loro, i giurati di preselezione, a raccontarci l’esperienza rispondendo alle domande di due nostri fedeli “seguaci” – ci piace definirli così – appassionati di cinema che non si sono persi un solo appuntamento del nostro Festival nelle sette edizioni precedenti e già ansiosi di godere le proiezioni dell’8°. In nostra compagnia abbiamo quindi Stefania Forese, copywriter in studio di comunicazione, grafica e progettazione siti web di Firenze, autrice di progetti educativi e fotografa amatoriale, e Claudio Baldocci, polistrumentista e cantautore, fondatore delle “Nuove trasparenze” e dei “Jack Quintet” nonché collaboratore musicale di vari gruppi italiani.
Ascoltiamo Stefania: «Si tende a pensare che esprimere un giudizio su opere creative, e quindi anche sui film, sia per lo più un’operazione meramente tecnica esercitata su un lavoro artistico. Ma la valutazione di un cortometraggio (e quindi la valutazione di sceneggiatura, regia, fotografia, recitazione, colonna sonora, e così via) non è essa stessa un’attività che presuppone anche gusto, occhio, istinto, talento? Insomma, qualità “artistiche”. Si può parlare, secondo voi, di “arte del giudizio”?»
E Claudio: «Nel cinema sperimentale, l’assenza di una specifica sceneggiatura è elemento base. In quali altre caratteristiche si distanzia lo sperimentale dal cinema classico?»
Risponde Giulio Natali, Direttore delle Risorse Umane di un’azienda multinazionale.

«Sai Stefania, ho un padre affermato pittore mentre io mi diletto nella scrittura. Credo che esistano elementi comuni necessari a distinguere ciò che è di qualità da ciò che non lo è. Al di sopra di questa base, però, subentra il gusto, personale per definizione. Claudio, ritengo che nel cinema sperimentale allo spettatore sia richiesto un ruolo attivo più rilevante. Il regista dà suggerimenti, suggestioni, frammenti che devono poi essere rielaborati o ricomposti da chi guarda. Certamente la soglia di attenzione necessaria è, se non superiore al cinema classico, certamente sempre elevata».
Ora l’architetto, regista e critico musicale Simone Grazzi.

«A questa domanda, carissima Stefania, rispondo citando Robin Williams/John Keating ne “L’attimo fuggente” quando spiega ai ragazzi come sia impossibile e del tutto sbagliato provare a giudicare una poesia. Un film, come qualunque altra opera frutto dell’intelletto umano, non dovrebbe mai essere giudicato, ma semplicemente visto e raccontato. Claudio, a te dico che non credo che uno degli elementi base del cinema sperimentale sia necessariamente l’assenza di una specifica sceneggiatura. Ritengo che la sperimentalità di un’opera cinematografica risieda piuttosto nel linguaggio e nella tecnica utilizzata proprio per raccontare una storia».
Veniamo al regista Carlo Perassi.

«Stefania, un critico è un lettore attento, preparato e sensibile: giudizio e arte sono entrambe forme di comunicazione ma credo che solo di rado il primo rientri nella seconda. Vedi, Claudio, un regista, attraverso un film sperimentale o meno, deve riuscire a condurre lo spettatore verso un certo sentimento in un dato momento. Penso che un film possa essere sperimentale attraverso una forma non narrativa o con nuovi linguaggi – nell’accezione più ampia possibile – o, ancora, di nuove combinazioni di sentimenti».
E chiudiamo con Lorenzo Carcasci, attore.

«Non mi azzarderei a parlare di “arte”, Stefania, specialmente se ci riferiamo al “gusto”, che io considero una cosa prettamente soggettiva; tuttavia ritengo necessarie una certa esperienza e una discreta dimestichezza con la grammatica cinematografica e i suoi meccanismi: istinto, talento e gusto da soli sono strumenti “pericolosi” al fine di un giudizio oggettivo. No, Claudio, non credo che l’assenza di una specifica sceneggiatura sia un buon punto di partenza in nessun genere cinematografico, cinema sperimentale compreso; penso che questo si differenzi dal cinema classico solo attraverso il modo in cui si sceglie di raccontare una storia, possibilmente un modo che, sia a livello tecnico che esecutivo, non sia mai stato pensato da nessuno precedentemente».
Conclusioni:
A questo punto, senz’altro un augurio di buon proseguimento di “valutazione” ai nostri giurati e un grazie ai nostri intervistatori Stefania Forese e Claudio Baldocci per la loro sensibilità e gentilezza, grazie che estendiamo a voi lettori insieme all’invito a seguirci nel prossimo incontro dove, fra domande e risposte, parleremo di “Documentari”.